martedì 12 maggio 2015

[Recensione] Prima Legge 2 - Non prima che siano impiccati - Joe Abercrombie



Titolo: Non prima che siano impiccati
Serie: Trilogia della Prima Legge vol. 2
Autore: Joe Abercrombie
Editore: Gargoyle
N° Pagine: 703
ISBN-10: 8898172192
Genere: Grimdark fantasy











L’inquisitore Glotka, promosso Supervisore della città di Dagoska, si reca nel profondo sud per difendere la sua nuova casa dall’esercito di Gurkish, il popolo comandato dal Profeta Khalul che vuole conquistare la città per confermare il suo dominio assoluto sul continente. Oltre a dover rinsaldare le difese della fortezza, Glotka dovrà anche trovare i traditori che si annidano nella città per portarli davanti alla giustizia.
Nel frattempo, il Colonnello West seguirà l’esercito dell’Unione a nord, per affrontare i barbari guidati da Bethod, l’autorproclamato Re del Nord. Qui si troverà in svariate difficoltà, tra cui l’inettitudine dei capi dell’esercito e le loro inutili lotte interne. Al suo fianco però arriverano Tretronchi e il gruppo di nordici guidati un tempo da Logen Novedita.

Il mago Bayaz, una volta reclutato il suo piccolo gruppo di “eroi”, parte invece per i Confini del Mondo. Il viaggio è lungo, impervio e pericoloso, ma l’obiettivo del mago vale il rischio. Il Primo Mago, infatti, sa che il suo vecchio maestro, Juvens, nascose su un’isola sperduta il Seme, un potentissimo artefanno che permetterà a Bayaz di sconfiggere il suo rivale Khalul.




Secondo volume della trilogia che ha lanciato Abercrombie tra i migliori autori fantasy moderni, quest’opera ricalca lo stile del primo volume, pregi e difetti compresi.
Il punto forte di Abercrombie sono di nuovo i personaggi. Presentati in un certo modo nel primo libro, qui tutti subiranno un’evoluzione, più o meno drastica, che li farà crescere in maniera coerente e realistica. Il capitano Luthar, per esempio, sempre abituato agli agi e alla bella vita riservati solo ai nobili di città, alla fine del lungo viaggio vedrà il mondo e la sua vita con occhi diversi e si renderà conto di quanto sia stata frivola la sua esistenza fin’ora. Abbiamo dunque apprezzato i personaggi nel primo libro con la loro storpiata stereotipatura e qui li apprezzeremo ancora di più, gustando i loro cambiamenti pagina dopo pagina.
Di contro, abbiamo la trama generale che non riesce mai a decollare del tutto. I tre filoni narrativi sembrano totalmente scollegati tra loro e anche se probabilmente alla fine della trilogia si uniranno in qualche modo, quel momento è talmente lontano che il lettore non sa quando, come e se arriverà.
Molto ben scritto il cliffhanger finale della guerra contro Bethod, sicuramente d’impatto ed emozionante. Più sottotono invece il viaggio del gruppo di Bayaz, le cui parti più interessanti si riducono ai fragili rapporti che si instaureranno tra i membri del gruppo e le brevi divagazioni sulla storia antica del mondo inventato dall’autore, che forniranno quel poco di background necessario a capire gli eventi attuali. La storia dell’inquisitore invece si chiude su se stessa ed è quasi autoconclusiva, lasciando aperto solo un piccolo spiraglio per il futuro.
Sempre presente, anche se in modo meno marcato rispetto al predecessore, la vena ironica che l’autore ha infuso nell’opera e che da il meglio nei commenti di Glotka durante i dialoghi.

In conclusione, abbiamo anche stavolta un’ottima opera, che forse soffre solo la “sindrome da libro di mezzo”.






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