mercoledì 13 maggio 2015

[Recensione] Prima Legge 3 - L'Ultima ragione dei Re - Joe Abercrombie



Titolo: L'Ultima Ragione dei Re (Ultima ratio regum)
Serie: Trilogia della Prima Legge vol. 3
Autore: Joe Abercrombie
Editore: Gargoyle
N° Pagine: 809
ISBN-10: 8898172265
Genere: Grimdark fantasy








La guerra incombe da tutti i lati. A Nord, Collem West e Logen Novedita (di ritorno dal fallimentare viaggio a Ovest) combattono strenuamente contro Bethod e i suoi scagnozzi.
A Sud i Gurkish incalzano l'Unione e Ferro urla vendetta (come al solito).
Ad Adua le lotte interne per il potere continuano come non mai e l'inquisitore Glotka si trova nella spiacevole situazione tra l'incudine e il martello. Da un lato infatti dovrà sottostare agli ordini dell'Arcilettore e dall'altro dovrà seguire i "sottili" consigli della Valint & Balk, l'istituto bancario con cui ha contratto un debito milionario.
Jezal è dilaniato tra l’amore per la bella Ardee e la voglia di tornare alla sua vita di sempre tra alcol, amici e donne, ma Bayaz non mollerà la presa tanto facilmente sulla sua pedina preferita.

Il Primo Mago, cova ancora rancore e vendetta contro il suo antico nemico Khalul, il profeta Gurkish e, tra un intrigo e l’altro, continua la ricerca di armi da scatenargli contro.




Se vogliamo proprio trovare un difetto a quest'ultimo volume della Trilogia della Prima Legge, è la prevedibilità. I veri colpi di scena si contano sulle dita di una mano di Logen ("e mi manca pure un dito", direbbe lui), mentre tutti gli altri sono prevedibili o suggeriti con vari indizi prima che accadano. Bisogna però dire che Abercrombie applica anche ai colpi di scena la sua Prima Legge personale che ha seguito costantemente durante tutta l'opera: se c'è qualcosa di prevedibile o scontato, distorcilo. Ciò aiuta parecchio nel proseguire la lettura, dando quel senso di suspance, sappiamo che succederà una tal cosa, ma senza sapere né quando, né come.
Come nei volumi precedenti, la trama non è nulla di eccezionale, puntando più sui peronaggi che la vivono e sull’umor nero piuttosto che sulla sua originalità. Alla fine comunque, in un modo o nell'altro, tutti i nodi vengono al pettine e tutti i vari fili intessuti che sembravano separati, vengono uniti in un unico, caotico, nodo che nonostante tutto ha un suo perché.

Anche la morale dell'opera viene distorta attraverso la Prima Legge Abercrombiana: vince sempre chi è più forte, più ricco o più scaltro e i deboli devono solo obbedire o soccombere.






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