venerdì 17 aprile 2015

[Recensione] Il Palazzo del Mutante - Tim Powers



Titolo: Il Palazzo del Mutante
Autore: Tim Powers

Editore: Nord
N° Pagine: 246
ISBN-10: 
8845203190
Genere: Fantascienza

Il mondo è andato a catafascio. Per qualche ragione sconosciuta, la civiltà dell'uomo è regredita ad un livello quasi medievale, vivendo sulle rovine delle città odierne. Da qualche decennio poi, è spuntato un nuovo Messia, tale Jaybush, che ha fondato un culto tutto suo e i cui proseliti vengono chiamati Jaybird.
Già centinaia di persone sono finite sotto l'influenza Jaybird e soggette al Sacramento, lo strano rito che alla lunga fa impazzire chi ne subisce gli effetti, rendendo le persone come perennemente sotto ipnosi.
Contrapposti al culto Jaybird, ci sono alcune persone chiamate Recuperatori, uomini che, dietro lauti compensi, tentano di strappare una persona al culto, per poi riabilitarla mentalmente e riconsegnarla ai familiari.
Greg Rivas è il recuperatore numero uno, il più bravo in circolazione e viene assoldato dal signor Barrows per il recupero della figlia Urania. La ragazza è una vecchia conoscenza di Rivas, il quale se ne era innamorato anni e anni fa, ma la storia si concluse male e con grande imbarazzo per il giovane.
Nonostante gli attriti con Barrows, Rivas decide di accettare il lavoro, più per l'amore che prova per Urania che per altro, e parte così alla ricerca di un gruppo di reclutamento jaybird che possa metterlo sulle tracce della ragazza.
Rivas verrà presto invischiato nuovamente nel culto, rischiando la vita a più riprese, fino ad arrivare nella Città Santa, circondata da candide mura e con ogni strada lastricata da un'unica e immensa lastra di vetro. Qui scoprirà antichi e oscuri segreti sul culto Jaybird e soprattutto sul suo fondatore. Chi è veramente Jaybush? E da dove arrivano i suoi poteri divini?


Incerto. Incerto è il futuro di Rivas, incerto è l'inizio del libro e incerta è la scrittura di Powers. Ma andiamo con ordine.
Il libro si apre buttandoci nel mondo immaginato dall'autore, senza uno straccio di spiegazione, senza spiegarci cosa sia successo, o dove siamo, o in che anno e introducendo fin da subito termini di cui non conosciamo il significato. Solo procedendo con la lettura, dopo alcune decine di pagine, si riesce ad inquadrare cosa sia successo e a dare il giusto significato ai termini quali "quinto di valuta" o "jaybird".
Superato questo scoglio, finalmete si arriva nel vivo della storia. La trama di base è ben congegnata, con delle buone trovate (la droga chiamata Sangue, gli emogoblin, i farfugliamenti dei jaybird e il loro odio verso la musica e gli alcolici) e una storia che sta in piedi da sola, senza nessuno scivolone o senza scadere nel banale. Peccato per alcune trovate che l'autore ha messo li solo come scusa per farci sapere il backgound di Jaybush, Powers poteva trovare qualcosa di meglio per darci queste informazioni. Anche i personaggi sono sia esigui di numero, sia poco caratterizzati e poco descritti (Rivas a parte).
Lo stile dell'autore è, come abbiamo detto all'inizio, incerto. Andiamo da parti altamente emozionanti e avventurose, in cui non si riesce a smettere di leggere, ad altre in cui manca il pathos necessario a far immergere completamente il lettore, parti che fanno solo da transizione per portare Rivas da un posto all'altro.
È un vero peccato che Powers non abbia voluto approfondire di più questo libro e i suoi personaggi, perché di idee qui ce ne sono parecchie e di qualità.
Nota a margine: pessimo il titolo italiano, totalmente scelto a caso e non ci azzecca nulla. Il titolo originale dell'opera, "Dinner at Deviant's Palace" (Cena al Palazzo dei Devianti), invece ha tutt'altro significato e riporta ad un'importante scena del libro.


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